Questa è una delle domande che molte persone mi hanno fatto negli ultimi due anni, solitamente declinata nella versione più generica e vaga: “Perchè hai scelto di metterti in proprio?” così oggi voglio rispondere a questa domanda con due risposte: perchè ho scelto di diventare freelance e perchè ho scelto di diventare proprio assistente virtuale. Cominciamo!

In tutta onestà, l’idea di diventare libera professionista ai tempi della mia vita da dipendente non mi aveva mai sfiorato l’anticamera del cervello. O meglio, lo aveva fatto ma solo per arrivare alla conclusione che era qualcosa di troppo impegnativo e insicuro per me. Quindi sicuramente non sarebbe mai stata la strada giusta.

E’ incredibile però come le cose possano cambiare radicalmente.

E vale per qualsiasi cosa.

Nel mio caso è stata una consapevolezza che è arrivata dal nulla, ma si è presentata come fosse la soluzione perfetta e io non me ne ero mai accorta.

Prima che leggessi l’articolo che mi ha aperto le porte di questo mondo sono passati dei mesi, e fino a quel momento stavo semplicemente cercando un’alternativa al tipo di lavoro che già svolgevo. Ma avevo due problemi: non volevo lavorare ancora nel campo della moda e nessuna azienda di altri settori mi rispondeva.

Volevo dire basta al mondo della moda perchè mi ero accorta che non faceva per me. E’ tutto così magico, affascinante e meraviglioso per alcuni versi ma al tempo stesso frenetico, strano e legato alle apparenze per altri. Mi sono divertita durante quei quattro anni, ma sapevo bene che la mia indole non è fatta per quel mondo.

D’altro canto però non avevo trovato una vera alternativa. Mi chiedevo se avessi potuto fare lo stesso tipo di lavoro in altri ambiti e per aziende che si occupavano di tutt’altro. Ma non ho mai ricevuto proposte in questo senso.

Mi sentivo come un cane che si mordeva la coda.

Anche in questi periodi di ricerca, mai avrei pensato che poco dopo mi sarei fatta ammaliare dalla professione che poi ho scelto. E questo ci porta alla seconda domanda: perchè ho proprio scelto di diventare assistente virtuale?

Tutto è nato il 3 settembre 2015, giorno in cui il mio fidanzato mi ha girato il link di un articolo. Era pubblicato sul magazine online Nomadi Digitali e parlava di una donna che svolgeva una professione molto interessante che le permetteva di lavorare da ovunque lei volesse.

Non ci crederai ma sono andata a ripescare negli archivi di WhatsApp questo famoso link, la donna protagonista della storia è una persona di cui magari hai già sentito parlare: Mary Tomasso.

Questo è stato il primissimo incontro che ho avuto con il mondo dell’assistenza virtuale. Dopo aver letto la sua storia però, mi sono incuriosita a tal punto che ho letto subito anche tutti gli altri articoli che lei stessa ha scritto per Nomadi Digitali.

In quei giorni che ho cominciato a prendere in considerazione l’idea di cambiare radicalmente la mia vita lavorativa (e di conseguenza personale) per intraprendere un percorso che mi si era parato davanti all’improvviso ma che non potevo ignorare.

Sono passati altri 4 mesi prima di prendere definitivamente la decisione di licenziarmi. Durante questo tempo ho cercato di capire il più possibile in cosa consisteva esattamente questo lavoro, se poteva fare davvero al caso mio, cosa avrei dovuto fare nello specifico una volta rimasta a casa.

Ma perchè ho scelto proprio questa professione?

Fondamentalmente perchè mi è sembrata la soluzione più adatta date le mie circostanze in quel momento. Che altro avrei potuto fare? Di certo dovevo escludere tutto ciò che richiedeva anni di studio e pratica perchè sarebbe stata una strada troppo lunga da percorrere. E non era quello che volevo.

Dovevo trovare qualcosa che mi permettesse di lasciare entro breve il lavoro (avevo ancora poca autonomia!) e di ingranare nella nuova direzione il prima possibile. Et voilà, mi si era presentata quindi l’occasione giusta.

A questo punto faccio sempre un appunto per me molto importante, che voglio dire anche a te.

Forse il modo in cui parlo del mio cambiamento può far risultare il tutto semplice e immediato ma in realtà il motivo per il quale per me è stato più semplice rispetto ad altre persone è che avevo il supporto della mia famiglia.

Mi spiego meglio. Se ho potuto fare questo grande passo è perchè non avevo responsabilità importanti: vivevo (e vivo tuttora, ma ancora per pochi mesi) con la mia famiglia e ciò significa niente mutuo a carico, niente bambini da crescere, niente grosse spese fisse da gestire.

Dunque altrimenti non avrei preso questa scelta? No. Quindi è stato (ed è) effettivamente più facile per me? No. Allora potevo permettermi che le cose andassero male? Assolutamente no, ma sono la prima a riconoscere che sapere di avere un paracadute in caso di caduta mi ha permesso di vivere il tutto con meno ansia.

Diventare assistente virtuale è stata la scelta che mi ha permesso di ottenere tutto ciò di cui sentivo di aver bisogno: lasciare un lavoro che vivevo male e guadagnare la libertà che tanto mi mancava.

Non volevo più sentirmi dire cosa dovevo fare, in che tempistiche dovevo consegnare il tale lavoro, a chi dovevo chiedere il permesso per ogni cosa. Volevo essere io a prendere le decisioni, io a scegliere come agire. Volevo essere nella condizione di darmi una pacca sulla spalla se facevo qualcosa di buono o a cazziarmi se invece sbagliavo.

Il tutto nel minor tempo possibile e nel modo meno complicato possibile, perchè non sempre la via più semplice è la peggiore.

Ho scelto di diventare assistente virtuale perchè ho amato fin da subito il tono curioso, nuovo e frizzante con cui ho approcciato la professione. All’inizio ho apprezzato subito il fatto che permettesse di lavorare ovunque nel mondo, bastava avere PC e connessione a Internet e questa cosa mi ha affascinata tantissimo.

Poi con il tempo ho imparato ad amarla sempre di più capendo che non c’erano regole scritte, e per una che sopporta poco le costrizioni è una pacchia: avevo la possibilità di scegliere come chiamare il mio business, quali servizi offrire, a quali persone rivolgermi, su quali sfumature concentrarmi, quali giorni e ore della settimana lavorare, dove farlo.

Potevo reinventarmi lavorativamente nel giro di qualche mese, un mezzo miracolo quindi!

Insomma, potevo e posso scegliere praticamente quasi ogni cosa, una responsabilità e una libertà che continuo ad apprezzare nonostante i momenti no.